Vorrei solo raccontarvi quello che ho imparato.
Quello che ho imparato è che le guerre non portano a
nessun vincitore. Possiamo fare tutta la “lotta” al doping che vogliamo,
con i mezzi piu’ sofisticati ed i controlli anche su tutti gli attori dello
spettacolo. Il problema si ridurrebbe certo, fino a quando non si troveranno
nuovi modi di passare le maglie dei controlli o fino a quando queste maglie si
allenteranno. Non si dovrebbe fare uso di doping, non per la paura dei
controlli, ma semplicemente perche’ non e’ giusto farlo. Si perseguirebbe un
fine con i mezzi sbagliati e ci si ritroverebbe con un pugno di mosche. O
volete davvero credere che vincere, sapendo di aver barato, ci rende
davvero felici? E poi siamo davvero sicuri che ne vale la pena? Al di la delle
possibili ricadute sulla salute fisica, non vogliamo parlare delle ferite
dell’anima, forse ben piu’ importanti? O del messaggio che comunichiamo
alle future generazioni? Sarebbe come nascondere rifiuti tossici
nell’orto di casa propria sperando, sotterrandolo, di risolvere il problema. Quello che ho imparato è che a volte percorrere la
strada meno battuta è una buona scelta, se si rispettano i propri valori
personali. Esistono alcuni principi e leggi naturali che trascendono i valori
personali, le diverse culture e religioni: esiste davvero un senso di equità,
onestà, rispetto e contributo che non ha tempo ed è indiscutibile.
Quello che ho imparato è che la felicità non è
un risultato, ma un processo. Il risultato è un premio, che non dipende
da noi. E la felicità non dipende da quello che siamo o da quello che abbiamo.Quello che ho imparato è che abbiamo sempre una
possibilità di scelta e che esiste sempre un’alternativa. Da questa
possibilità di scelta parte la rivoluzione dentro di noi. Non serve aspettare
soluzioni del problema dall’alto se non cambiamo i nostri comportamenti e le
nostre convinzioni. Soprattutto ho capito che tutte le cose che ho imparato
occorre metterle in pratica. Sapere e non fare è come non sapere.
Marco Pinotti
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